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Il Capanno Garibaldi al Lido delle Nazioni

Una tappa da non perdere nel passato garibaldino

La zona è di quelle che meglio sanno accontentare chi vuole godere di momenti di sano relax al mare ma non concepisce vacanza che non sia anche occasione per arricchire il proprio bagaglio culturale: di attrattive dal grande valore storico e artistico e di eventi come festival, fiere, mostre i Lidi di Comacchio e più in generale il litorale romagnolo, infatti, non ne mancano certamente. Tra questi, meta da non perdere per gli appassionati di storia e per chiunque voglia conoscere un po’ meglio una pagina fondante del Regno d’Italia è il Capanno Garibaldi al Lido delle Nazioni.

Il primo rifugio di Garibaldi e Anita a Comacchio

L’edificio, nonostante resti spesso fuori dai grandi flussi turistici, si trova a pochi passi dal lungomare e da lidi e locali ben frequentati e alla moda della zona. Si tratta di un antico capanno, forse da caccia, la cui costruzione risalirebbe secondo alcune fonti ai primi dell’Ottocento e oggi trasformato in un vero e proprio memoriale del passaggio di Garibaldi nella zona durante l’ultima campagna italiana.

Secondo la ricostruzione infatti la notte del 3 agosto 1849, mentre la flotta di Garibaldi si spostava da Cesenatico a Venezia, fu avvistata dagli austriaci. Braccato dai nemici, Garibaldi si mise in fuga su una piccola imbarcazione con la moglie Anita, incinta e fortemente febbricitante, e il fedele amico Gioacchino Bonnet per sbarcare poco dopo a Magnavacca, la frazione di Comacchio che oggi prende nome di Porto Garibaldi in omaggio alla vicenda. La zona con le sue paludi e la sua vegetazione fatta per lo più di canneti e rovi era particolarmente favorevole a nascondere fuggiaschi e, anche grazie alla forte solidarietà della gente del posto, Garibaldi e Anita trovarono presto rifugio in un capanno: il Capanno Ignazio Cavalieri, oggi conosciuto appunto come Capanno Garibaldi. La sosta non durò molto: nonostante le cattive condizioni in cui si trovava Anita, che non a caso sarebbe morta di lì a poco, gli austriaci braccavano Garibaldi e per questa ragione si decise di proseguire verso l’entroterra romagnolo dove sarebbe stato più facile trovare riparo anche grazie alla forte presenza garibaldina. Il Capanno Garibaldi di Lido delle Nazioni fu, insomma, solo per pochissimo tempo set delle vicende garibaldine ma, nel tempo, il forte spirito patriottico della zona e dei suoi abitanti hanno fatto sì che si perpetuasse la memoria dell’accaduto. Oggi, come in parte già si accennava, il Capanno Garibaldi di Lido delle Nazioni è un luogo di interesse storico, visitabile soprattutto durante anniversari e occasioni speciali anche grazie a interventi pubblici che nel tempo hanno mirato alla conservazione e alla valorizzazione dell’edificio.

Perché visitare il Capanno Garibaldi di Lido delle Nazioni

Chi visita il Capanno Garibaldi di Lido delle Nazioni oggi si trova davanti a ambienti molto diversi da quelli che ormai più di centosettant’anni fa dovettero accogliere il condottiero. Degli interventi in muratura sono stati realizzati, infatti, su quello che doveva essere originariamente un edificio completamente in canna. Solo sul soffitto è ancora visibile, però, ed è stata anzi oggetto nel tempo di interventi di restaurazione e messa in sicurezza, quella che doveva essere l’originale copertura spiovente dell’edificio in canna valliva. È questo uno degli elementi che fa pensare, come in parte già si accennava, che il Capanno fosse in origine un capanno di caccia o, meglio ancora, un capanno per la rimessa dei battelli usati per la caccia in valle: l’ambiente unico di forma rettangolare e con il lato lungo di dimensioni molto maggiori rispetto al lato corto sono altri elementi a conferma di questa ipotesi e, del resto, la caccia era in passato una delle attività più fiorenti a cui si dedicavano gli abitanti della zona. La visita è interessante, insomma, anche per avere un piccolo spaccato di come dovevano svolgersi un tempo la vita e le attività commerciali in una zona palustre. All’interno dell’edificio, però, non mancano cimeli garibaldini come foto del condottiero e della moglie Anita, tricolori, fazzoletti e gagliardetti commemorativi anche dedicati a Gioacchino detto Nino Bonnet, vero artefice della “Trafila” garibaldina nelle valli di Comacchio. All’esterno un busto dell’Eroe dei due mondi e delle targhe commemorative ricordano l’episodio storico e sono oggetto di visita e omaggi, soprattutto nell’anniversario dello sbarco e in occasioni come il 25 aprile o il 2 giugno, da parte degli abitanti della zona, specie quelli in cui è più vivo un certo sentimento patriottico.

Dal Capanno Garibaldi a un tour sulle tracce romagnole dell’Eroe dei due mondi

Più che per una semplice visita all’interno – per cui è meglio informarsi in anticipo su orari ed eventuali turnazioni e necessità di prenotazione a causa della situazione pandemica e che, comunque, non dura molto – il Capanno Garibaldi di Lido delle Nazione può essere interessante, comunque, come tappa di un breve tour “a tema” Garibaldi. Tour che non può non partire da Porto Garibaldi dove avvenne, appunto, lo sbarco del condottiero: qui, a pochi passi di distanza dalle banchine e lungo quello che è oggi il corso principale della città, si trova una statua raffigurante Garibaldi e Anita su una piccola imbarcazione simile a quella che dovette mettere in salvo la coppia. Una volta fatta sosta al Capanno Garibaldi, ci si può spostare verso l’edicola funeraria di Gioacchino Bonnet al cimitero di Comacchio per rendere omaggio a “Leggero”, com’era spesso soprannominato il fido aiutante di Garibaldi. Volendo, proprio come l’eroe, ci si potrebbe muovere poi verso l’entroterra e fare tappa alla fattoria Guiccioli a Mandriole, nel ravennate, dove morì Anita in circostanze che per molto tempo hanno alimentato la curiosità. Da qui si può raggiungere un altro Capanno Garibaldi, il Capanno Garibaldi di Pialassa della Baiona: spesso confusi come unici, i due edifici sono esteticamente molto simili e la storia di questo secondo, per come ricostruita dalla Società Conservatrice che lo ha in carico, conferma l’ipotesi che anche il primo potesse essere un capanno usato per lo più per la caccia. Qui, però, Garibaldi arrivò solo in un secondo momento, quando Anita era già morta, e secondo delle ricostruzioni si fermò proprio per rielaborare il lutto della perdita della moglie: per questa ragione oggi anche questo il luogo è diventato meta altrettanto prediletta dai garibaldini della zona e non solo.



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